Alla base del viaggio vi è spesso un desiderio di mutamento esistenziale. Viaggiare è espiazione di una colpa, iniziazione, accrescimento cultura, esperienza
Erich J. Leed ovvero, una delle citazione di riferimento della mostra City Works.
Si è da poco conclusa a Firenze un’esposizione di film, disegni, suoni, oggetti, come recita il sottotilo della mostra City works, dedicata al lavoro che Roberto Paci Dalò e i suoi Giardini Pensili hanno svolto a partire dagli anni ’90 in sette città  nel mondo.
Sette, a volerne scegliere un campione, perchè a dire il vero la realtà  urbana, la città  è l’ambiente d’azione prediletto da Roberto Paci Dalò in tutto il suo percorso artistico; perchè lavorando sulla città  , si parte dall’altro, dallo sguardo generale, ma poi si finisce con l’indagare
i suoi abitanti, il loro vedere, i loro corpi e i loro volti, le loro voci
Corpi, volti e voci che i Giardini Pensili, appena arrivati in un posto nuovo, si affrettano a mappare – audioregistrare, videoregistrare – indagare, catturare, per poi utilizzarli come materia prima dell’arte.
La mostra, curata da Marco Brizzi del SESV Spazio Espositivo di Santa Verdiana e organizzata da iMage, era impostata come un backstage, uno sguardo dall’interno del lavoro preparatorio sul e nell’ambiente urbano, quello immediatamente visibile epresente, e quello più sottile della storia del luogo, delle sue immagini nascoste. I materiali esposti – diari, moleskine di appunti – permettevano di entrare nel laboratorio dei Giardini Pensili, e seguire dall’inizio la creazione dell’intervento artistico.
Sette, dicevamo, le città  : ad esempio Berlino, con l’audiodramma Many, many voices del 1995 oppure Città  del Messico, con Petroleo Mèxico, film del 2006, o ancora Vancouver- Local and long distance del 2003, e perchè no, Rimini.
Durante l’inaugurazione della mostra si è tenuta una tavola rotonda che ha visto/sentito interventi oltre che di Roberto Paci Dalò e Marco Brizzi, di Gaia Bindi, Daniele Lombardi e Albert Mayr.
Questo in breve (brevissimo) il contenuto degli interventi, dagli appunti gentilmente messi a disposizione da Simonetta Belli di Velvet Factory/Giardini Pensili:
- Gaia Bindi si è concentrata sul tema della città  come stimolo principale dell’arte attuale, come siero magico per la creatività  in un’epoca in cui la popolazione mondiale inurbata ha superato quella che non vive in città  , e quindi le città  sono una condizione del vivere quotidiano per la maggior parte della popolazione mondiale. Una città  che è ha sempre più l’aspetto di un movimento fluido di popolazioni, di gesti, di linguaggi, e che viene rappresentata da opere arstistiche che a loro volta sono sempre più fluide, guardando all’interattività  tra mezzi ed elementi diversi.
- Daniele Lombardi ha parlato della necessità  di una ricerca artistica che “rimetta insieme i pezzi†di ambiti disciplinari differenti e che, attraverso una lavoro su mezzi come il video e il suono, faccia sorgere una nuova sensibilità  in questa direzione, per dare origine alle forme artistiche del domani.
- Albert Mayr ha parlato delle difficoltà  con cui spesso si scontra chi opera cercando il dialogo tra diverse forme artistiche, in quanto spesso si parla molto di interdisciplinarità  quando invece il sistema delle arti è ancora molto settorializzato.
Ringrazio ancora Simonetta per gli appunti, le immagini sono courtesty of Giardini Pensili.
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