Degradarte tra citazione e diritto d’autore

Guttuso_Degradato_DegradArte

Il laboratorio Nòvalab del Sole 24 ore sta portando avanti un’interessante iniziativa: Degradarte.

Anche se, quando l’avrò spiegata, molti di voi sorrideranno. Ho sorriso anch’io: avevo appena finito di completare il processo al quale la call in questione si riferisce. Ovvero trasformare – degradare se vogliamo, dipende dal punto di vista – materiale già  esistenti su supporto digitale. Chi di noi non ha mai modificato un’immagine, una battuta, una voce, un a solo, appartenenti a qualcun’altro? Ad un qualcun’altro cioè, che ha già  registrato, modificato, fissato questo materiale. E che dunque, secondo la legge internazionale sul diritto d’autore, lo possiede.

Inutile discutere qui i limiti di un sistema che mostra le crepe anzi veri e propri burroni di fronte all’avanzare di uno sviluppo tecnologico democratico in quanto alla portata se non di tutti, di moltissimi. Inutile qui citare il buon vecchio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità  tecnica – inutile ricordare che il buon Benjamin ne aveva viste tante, ma ancora niente in confronto a quello che è la riproducibilità  oggi.

E allora passiamo alla pratica, come fa il progetto DegradArte. Promosso dall’esperto di internet e di filosofia del linguaggio (due cosettine che mi interessano molto) Guido Vetere e da Art is Open Source, si tratta di una call per opere molto particolari. Il bando recita esattamente:

  1. scegli un oggetto (sonoro, aggiungiamo noi) coperto da copyright
  2. degradalo, applicando uno o più processi digitali che ne diminuiscano la qualità  del contenuto (e anche in questo siamo esperti, anche se aggiungerei che il concetto di diminuzione della qualità  è quantomeno relativo)
  3. assicurati che nell’opera finita l’oggetto sia perfettamente riconoscibile […]
  4. inviaci la tua opera degradata

Nel mezzo di DegradArte sta il discusso e un po’ bizzarro articolo del recente (22//07) disegno di legge S1861:

E’ consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro.

Non mi dilungo nei commenti, ma vorrei far notare che almeno a prima vista non è facile cogliere il nesso tra l’uso didattico e la degradazione, tra la scienza e la bassa qualità , e in fondo nemmeno quello tra la bassa risoluzione e la degradazione. Più facile invece rassegnarsi all’assenza di scopo di lucro…

Bene, le opere degradate non si sono fatte attendere, e nell’apposito spazio virtuale (che diventerà  poi evento pubblico reale) se ne trovano alcune di interessanti, soprattutto, a dire il vero nell’ambito dell’arte visiva.

Segnalo a titolo di esempio e per un certo senso nostalgico “La Nona di Beethoven“, e Psicosoma di Luigi Pagliarini, uno dei rari contributi soltanto sonori. Da notare il Carmelo Bene di “Pinocchio vs infinito”. Degradatissimo fino al fastidio, ma ad un livelo ancora sufficiente per internet, come recita il suo autore.

Anche per questa ragione, chè con il suono ci sarebbe da sbizzarrirsi, vi invito a dare un’occhiata, ma soprattutto a contribuire.

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Sara Lenzi
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