La formazione è un tema che vi e ci appassiona, questo lo vediamo ogni giorno dalle pagine del blog e dalle numerose e-mail che ci scrivete. Ed è per questo che non smettiamo di andare a caccia delle offerte più interessanti nel campo della didattica del sound in Italia e all’estero, e possibilmente interrogando chi ha esperienza diretta.
Questa volta vi presentiamo il famoso Istituto di Sonologia de L’Aja, in Olanda, e lo facciamo attraverso un'”intervista doppia”. Oggi un botta e risposta con Gabriel Bacalov, che l’Istituto lo ha frequentato da poco, e che oggi, dopo un Master in Management dello Spettacolo all’italiana Bocconi, è produttore presso il centro Agon di Milano. Nei prossimi giorni un altro ospite, che ha frequentato la scuola e la frequenta tutt’ora, e che ci darà la sua versione.
Preparatevi a sapere di tutto e di più sul Corso di Sonologia più analogico che c’è, e prima della fine avrete già tradotto tutti i titolo di studio per l’iscrizione…
Gabriel, ci sono differenti programmi sul sito, puoi aiutarci a fare un po’ di chiarezza?
Penso che per chiarezza possa essere utile suddividere i vari corsi in base alla loro durata.
Il più corto è il Course. Ha una durata di un anno ed è quello che ho frequentato.
Per struttura, durata e contenuti questo corso è indirizzato a chi abbia già conoscenze nell’ambito della musicologia, del sound design, del sound engineering ed ovviamente della musica (conoscenza di uno strumento, studi di composizione ecc…). In due parole, questo è un corso adatto a chi voglia approfondire una o qualche tematica in particolare o semplicemente avere una panoramica generale su vari argomenti legati alla musica elettronica. Non vi è l’obbligo di seguire tutte le lezioni: gli studenti hanno la possibilità di scegliere quali lezioni frequentare in base ai propri interessi. I contenuti sono vasti e spaziano dall’estetica della musica elettronica alle tecniche di studio digitale, dal digital signal processing alla progettazione di strumenti Midi, dalla psicoacustica ai modelli fisici, dalle tecniche voltage controlled alla composizione algoritimca.
Il Master ha una durata di due anni. E’ dedicato a chi voglia sviluppare un progetto personale (più o meno come un Dottorato di ricerca). Gli studenti iscritti hanno l’obbligo di preparare un piano di studi (scegliendo alcune materie dal programma Bachelor) coerente con il proprio progetto. Gli studenti devono rendere conto del loro lavoro durante incontri con altri studenti, professori ed ospiti.
Il Master si conclude con la presentazione di una tesi sperimentale.
Il Bachelor ha invece una durata di 4 anni e prevede un piano di studi articolato ed ovviamente più completo rispetto ai 2 corsi precedentemente discussi. Equivale a un diploma di musica elettronica “classicoâ€.
Come descriveresti il corso, quali pro e contro, lo consiglieresti?
Come ho già detto, il course è contraddistinto dalla flessibilità : sono gli studenti che decidono quali lezioni frequentare.
Ovviamente, questa formula prevede un notevole impegno da parte degli studenti: chi decide di intraprendere questa strada deve essere fortemente motivato!!!!
Dal mio punto di vista l’aspetto più positivo è la disponibilità dei professori. Le lezioni sono molto spesso coinvolgenti (le classiche lezioni frontali sono quasi bandite!!) ed i professori si sono dimostrati interessanti ma soprattutto interessati. Diciamo che le relazioni prof-studente tradizionali tipicamente italiane sono praticamente inesistenti.
Non ho detto nulla in merito alla preparazione del corpo docente: ovviamente il livello è molto alto!!!
Dal punto di vista delle relazioni tra studenti penso sia importante citare la fortissima presenza di studenti internazionali: la lingua ufficiale è l’inglese. Se non sbaglio nel nostro anno non c’era neanche uno studente olandese…Ultimo aspetto positivo degno di nota è la presenza di studi ben attrezzati. In particolare, per i feticisti del mondo analogico, segnalo la presenza di uno studio modulare voltage controlled interamente auto-costruito davvero unico.
L’unica pecca del corso è l’impostazione un po’ troppo classica, colta. Ho avuto la sensazione di un orientamento estetico rivolto al passato e non al futuro. E’ come se alcuni (e ripeto alcuni) dei professori soffrissero di una cecità rispetto ai nuovi output della musica elettronica del presente: penso ai rapporti con il mondo multimediale, con le immagini o per esempio con generi musicali meno impostati, più pop. Mi chiedo se questa eccessiva seriosità non rischi di portare questo microcosmo ad essere troppo autoreferenziale.
Quali competenze ritenete di aver acquisito? Cosa si è rivelato più utile per il vostro percorso professionale?
Sempre rispetto a quanto detto in merito alla “seriosità †direi che questo corso mi ha permesso di sviluppare un’interesse rispetto alla creazione di linguaggi artistici accessibili ad un pubblico allargato. Paradossalmente, ho capito quello che non volevo fare….
Da un punto di vista puramente tecnico-musicale sono rimasto positivamente impressionato dalle lezioni di Midi Instrument Design (davvero illuminanti… grazie al mitico Frank Baldé della STEIM di Amsterdam) e dall’esperienza nello studio analogico a cui avevo già accennato. Molto utili anche le lezioni di Peter Pabon sulla teoria dei segnali e sistemi.
Ed ecco il primo dei “saggio” degli studenti del Course che vi presento…
Il progetto Musique d’ameublement, nato durante il corso dalla collaborazione di Gabriel con Stefano Bechini, altro cervello in fuga del sound design italiano. Sentiremo ancora parlare di questi due, questo è certo!
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