E’ sempre pericoloso parlare di nuovi strumenti per la creazione del suono. Si rischia di dire tutto e il contrario di tutto. Ci sono persone che hanno il privilegio (?) di possedere sia un Tenori-On che un Monome (come Ashely Brown) e ci sono persone che invece preferiscono creare qualcosa di nuovo in modo autonomo. E’ il caso di Luca De Rosso, ideatore di OTTO, strumento musicale per la manipolazione realtime di campioni sonori tramite la tecnica del beat slicing. Roba per sound designer estremi…
La storia di OTTO è molto interessante. Studente di Visual and Multimedia Communication presso lo IUAV di Venezia, Luca frequenta il corso di Interaction Design coordinato da Gillian Crampton Smith e Philip Tabor e si laurea presentando il prototipo di un nuovo strumento musicale, pensato e realizzato integrando le competenze in tre ambiti diversi del design: product, interaction e sound.
OTTO è il perfetto figlio del nostro tempo, un oggetto dal design assolutamente moderno e affascinante, ma allo stesso tempo è un dispositivo pronto per l’utilizzo in ambiti sonori non convenzionali. Se a tutto questo aggiungiamo anche la bella intuizione di Luca (rappresentare l’onda sonora con una serie di LED luminosi disposti lungo una superficie circolare) possiamo dedurre come mai il primo prototipo di OTTO abbia fatto saltare in aria le cuffie di gente come Peter Kirn di Create Digital Music.
Abbiamo incontrato Luca più volte, lo abbiamo infatti invitato a Firenze per un talk a Tempo Reale per poi rivederlo qualche mese dopo al Festival della Creatività . In pratica è entrato a fare parte della nostra grande famiglia. A questo punto è stato naturale fare una chiaccherata più approfondita su OTTO e sul suo futuro.
OTTO ha avuto un’accoglienza molto buona nella community di musicisti elettronici e non solo. Alcuni commenti lo hanno addirittura definito come un dispositivo sexy. Qual è il suo segreto? Cosa ti ha portato a ideare uno strumento di questo tipo?
Non credo di avere un segreto riguardo alla progettazione di OTTO. E devo ammettere che sono piuttosto sorpreso di leggere nel web simili apprezzamenti riguardo alla sua forma. OTTO infatti non è stato progettato per essere bello o sexy come alcuni commentano, ma è stato progettato per soddisfare determinate esigenze relative all’interazione e all’esecuzione del brano. Ogni controllo e ogni feedback visivo o fisico sono stati progettati in primis per soddisfare un esigenza tecnica e di utilizzo senza dare eccessivo perso al fattore estetico. Diciamo insomma che la forma di OTTO è derivata dalle sue funzionalità e non dalla necessità di renderlo accattivante al pubblico. Ogni singolo controllo e feedback sono stati progettati singolarmente tenendo sempre presente che questi alla fine avrebbero dovuto convivere in un unico strumento. Una volta progettati i singoli elementi non ho fatto altro che metterli assieme dando ad ognuno di essi la giusta importanza e raggiungendo così, dopo diversi aggiustamenti, la forma finale.
Quello che mi ha spinto a ideare uno strumento di questo tipo è decisamente la voglia di cimentarmi in un progetto che cercasse di portare più fisicità alla musica elettronica. Non era mia intenzione dedicarmi al beat slicing in principio, ne avevo in mente altre applicazioni per cui realizzare uno strumento. Dopo diverse ricerche e ad un’analisi personale di quelle che erano anche le mie esigenze e sensazioni nel creare musica ho scelto di focalizzarmi sul beat slicing e dare il via alla progettazione di OTTO.
Puoi descrivere quali sono state le competenze di cui hai avuto bisogno per costruire il primo prototipo di OTTO?
Quando ho costruito il primo OTTO non sapevo fino a che punto sarei riuscito a portare avanti la prototipazione. Sapevo bene come realizzare un semplice circuito con potenziometri e pulsanti da collegare ad Arduino ma non avevo la minima idea di come controllare tutti quei LED. Ad ogni modo conoscere le basi del funzionamento di Arduino è stato fondamentale per poter iniziare. Parallelamente a questo ho dovuto rimboccarmi le maniche con Max/MSP per sviluppare il software. Già da tempo usavo Pure Data quindi passare a Max non è stato così difficile, ad ogni modo è grazie all’immenso supporto della sua community se sono riuscito a realizzare il software di OTTO. Non da meno è stato l’aiuto della community di Arduino senza la quale non sarei mai riuscito a portare a termine parti fondamentali dell’hardware.
Per il resto è farina del mio sacco, semplificando potrei dire che io avevo una serie di idee in mente e internet mi ha dato modo di realizzarle. Per quanto riguarda l’algoritmo che fa funzionare il tutto mi sono basato su quello che alcuni software musicali fanno già , ascoltando e riascoltando gli effetti e cercando di capire come si comportassero per ottenere simili risultati. Ci è voluto un po all’inizio, ma dopo aver rotto il ghiaccio alcune cose venivano più o meno da se.
Infine per realizzare il case esterno mi ha aiutato molto mio padre. Insieme abbiamo pensato a un modo casalingo per realizzare parti che generalmente richiedono un più elevato supporto tecnologico e dopo non pochi problemi sono riuscito a far star tutto insieme.
Insomma posso dire di non aver avuto una grande conoscenza di programmazione, di elettronica o di product design, ma un’infarinatura su tutti e tre questi ambienti mi è servita da punto di partenza per potermi addentrare più a fondo in ognuno di essi e raggiungere il mio obiettivo.
Sappiamo che sei stato contattato da diverse realtà  interessate a OTTO in vari modi, quali sono i prossimi passi del progetto?
Al momento non posso sbilanciarmi molto sul futuro di OTTO. E in corso una valutazione per un’eventuale produzione ma non posso aggiungere altro a riguardo. Ad ogni modo sebbene il il progetto appaia al momento fermo, dal momento che non ho aggiunto nessun contenuto nel web, ci sono ancora persone da varie parti del mondo mi propongono progetti molto interessanti. Personalmente vorrei avviarli tutti ma non è ancora il momento. Ma se ci saranno sviluppi sarai fra i primi a saperlo!
La tua è un’attività che tocca diversi ambiti (musica elettronica, product design, interaction design, sound design). Puoi esperimere un desiderio: cosa vuoi fare da grande?
Vorrei poter fare quello che ho fatto con OTTO. Come progetto di tesi volevo che OTTO esprimesse a pieno i miei maggiori interessi e spero che il futuro mi dia l’opportunità continuare in questa direzione.
Non resisto, devo chidertelo: quali sono le tue influenze sonore?
Mentre progettavo OTTO ascoltavo moltissimo artisti come Venetian Snares, Aphex Twin, Amon Tobin, Squarepusher, Aoki Takamasa, Autechre ecc. Lo facevo principalmente per capire come dovesse comportarsi l’algoritmo che stava dietro allo strumento e devo ammettere che ascoltando attentamente certi brani si capiscono molte cose. Per il resto le mie influenze sono più o meno a 360 gradi. Mi piace la musica in generale dal blues all’elettronica. Ascolto anche molta musica classica, sulla quale però non sono particolarmente ferrato! Poi si sa va a periodi, come tutti credo. Ultimamente ad esempio impazzisco per ogni pezzo pop anni 80…
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Otto e’ bellissimo! In bocca al lupo Luca!
+ 1, fantasticamente intelligente